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mercoledì 26 aprile 2017

Il 26 aprile 1986 fu il disastro nucleare di Chernobyl

Trentuno anni fa il mondo intero, senza ancora saperlo, subiva una ferita irreversibile: l’incidente nucleare di Chernobyl.

Come ogni anno negli ultimi 3 decenni, a Kiev una cerimonia si è svolta simbolicamente alla stessa ora in cui, il 26 aprile 1986, si verificò l’incidente al reattore numero 4 della centrale sovietica.

Il costo in vite umane dell’incidente di Chernobyl è tutt’ora oggetto di polemiche e varia tra la cifra ufficiale di 4.000 morti fornita dall’Onu e i 6.000.000 di vittime in 70 anni calcolate da Greenpeace. La maggior parte delle persone morte subito dopo l’incidente sono “i cosiddetti “liquidatori”: centinaia di cittadini sovietici venuti a ripulire le macerie del sito nucleare”:http://it.euronews.com/2016/04/22/chernobyl-30-anni-dopo-tra-il-ritorno-alla-vita-e-domande-ancora-inevase dopo l’esplosione che scoperchiò l’edificio del reattore.

Dopo il 26 aprile 1986 la nube radioattiva si diffuse a macchia di leopardo su tutta l’Europa e, nei decenni, nell’atmosfera del pianeta intero. Il territorio che in assoluto a subito di più le conseguenze del disastro nucleare è la Bielorussia.

A novembre il sarcofago della centrale è stato coperto con l’arco di protezione costruito da un consorzio internazionale, struttura che dovrebbe evitare fughe dal reattore in fusione per circa un secolo.

Il governo ha unificato le diverse strutture dell’industria nucleare nella grande azienda Rosatom, che sta sviluppando ulteriormente le proprie rischiose attività sia in patria che all'estero. http://www.greenpeace.org/hungary/PageFiles/636986/Rosatom_Risks_Report-2017_Update.pdf
Al centro di San Pietroburgo, è in costruzione una centrale nucleare galleggiante. I suoi due reattori saranno attivati prossimamente. Qualsiasi incidente nucleare in questa città avrebbe conseguenze tragiche per cinque milioni di abitanti.
Ma non solo a San Pietroburgo, in Turchia a Akkuyu, Ungheria, Bulgaria .
La centrale nucleare verrà costruita ad Akkuyu sulla costa mediterranea turca e sarà la prima posseduta dalla Russia fuori dal proprio territorio. Akkuyu come Fukushima è un territorio ad alto rischio sismico
Firuz Kutal ci chiede di sottoscrivere una petizione per allontanare questo pericolo dalla sua Turchia.



Il 26 aprile 1986 si è verificato il disastro di Chernobyl, noto anche come incidente di Chernobyl. Oggi è il giorno internazionale di ricostruzione dei disastri di Chernobyl. Il costo totale di questo disastro è ancora registrato, ma gli esperti ritengono che siano morte migliaia di persone e 70.000 subiti avvelenamenti severi. Akkuyu in Turchia ha gli stessi potenziali di Chernobyl. Firma la petizione su Akkuyu ..

Https://imza.greenpeace.org/cernobil?utm_source=mailing&utm_medium=email&utm_campaign=170425-cerno-a

Firuz Kutal




On 26 April 1986 The Chernobyl disaster, also referred to as the Chernobyl accident occurred.. Today is international Chernobyl Disaster Remembrance Day.. The full toll from this disaster is still being tallied, but experts believe that thousands of people died and as many as 70,000 suffered severe poisoning. Akkuyu in Turkey has the same potentials as Chernobyl. Please sign the petition about Akkuyu.
https://imza.greenpeace.org/cernobil?utm_source=mailing&utm_medium=email&utm_campaign=170425-cerno-a


31th annyversary of Chernobyl tragedy    Vladimir Kazanevsky
31th annyversary of Chernobyl tragedy.
25 Apr 2017


Perché si può vivere a Hiroshima e Nagasaki ma non a Chernobyl?
Nel trentesimo anniversario del disastro di Chernobyl, pubblichiamo la traduzione (a cura di Sofia Lincos) diquesto articolo di Melissa Blevins apparso originariamente su Today I found out, con un adattamento di Albino Quaranta, ingegnere nucleare e progettista presso Thales Alenia Space Torino.
Il 6 e il 9 agosto 1945, aerei statunitensi sganciarono le bombe atomiche “Little Boy” e “Fat Man” sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Il 26 aprile 1986, il reattore numero quattro dell’impianto nucleare di Chernobyl in Ucraina esplose.
Oggi, oltre 1,6 milioni di persone vivono e sembrano prosperare a Hiroshima e Nagasaki, mentre la zona di esclusione di Chernobyl, un’area di trenta chilometri quadrati intorno all’impianto, rimane sostanzialmente disabitata. Ecco il perché.
Fat Man e Little Boy
Sganciata da Enola Gay su Hiroshima il 6 agosto 1945, Little Boy era una bomba alimentata all’uranio, di circa 3 metri per 0,5, che conteneva 64 kg di uranio e pesava intorno a 4,5 tonnellate.
Quando esplose, come programmato, a circa 2000 piedi sopra Hiroshima, un kilo di uranio innescò la fissione che sprigionò circa 16 kilotoni di forza esplosiva. Dal momento che Hiroshima si trova su un terreno in piano, Little Boy causò un danno enorme. Le stime variano, ma si pensa che quel giorno circa 70.000 persone furono uccise, altrettante ferite e circa il 70% degli edifici della città furono distrutti. Da allora si stima che approssimativamente 1900 persone, ovvero intorno allo 0,5% della popolazione sopravvissuta, siano morte di tumore per colpa del rilascio di radiazioni da parte di Little Boy.
Tozza e arrotondata, Fat Man, così chiamata per la sua somiglianza con Kasper Gutman nel film “Il mistero del falco”, fu sganciata tre giorni più tardi sulla città di Nagasaki: il 9 agosto 1945. Solo uno dei 6 kg di plutonio di Fat Man andò in fissione quando detonò, a circa 1650 piedi sopra la città, generando 21 kilotoni di forza esplosiva. Poiché la bomba scoppiò in una valle, gran parte della città fu protetta dall’esplosione. Nonostante tutto, si stima che tra 40.000 e 70.000 persone morirono immediatamente e che altre 75.000 restarono ferite. Nessun dato è direttamente disponibile circa le successive morti di tumore legate all’esposizione alla radioattività della bomba.
Chernobyl
Il disastro di Chernobyl era purtroppo probabilmente prevedibile e, come per altri incidenti nucleari, frutto dell’arroganza di chi si trovò a prendere le decisioni e di una cattiva politica che incoraggiava pratiche mediocri.
Il progetto dei reattori di Chernobyl presentava difetti importanti.
In primo luogo, aveva un’instabilità intrinseca. Quando si arrivò all’incidente, questa instabilità creò un circolo vizioso, in cui il liquido di raffreddamento diminuiva mentre le reazioni (e il calore) aumentavano; con sempre meno liquido di raffreddamento, divenne sempre più difficile controllare le reazioni.
Secondo problema, invece di costruire una struttura di contenimento di qualità costituita da un involucro a tenuta in acciaio e da cemento armato precompresso, a Chernobyl avevano usato solo il calcestruzzo, similmente a quanto effettuato in un comune edificio industriale.
Il reattore numero quattro, un’unità RBMK da 925 megawatt (MW) doveva essere spento per consentire lo svolgimento di operazioni di manutenzione ordinaria e si decise di sfruttare questa occasione per eseguire un test. Il 26 aprile 1986 ebbe inizio il test il cui scopo, ironicamente, era quello di aumentare la sicurezza.
Le pompe di raffreddamento del reattore dipendevano dall’energia elettrica, pertanto si intendeva verificare se, in caso di mancanza di corrente, l’energia cinetica del turbogeneratore in rallentamento potesse fornire energia sufficiente a far funzionare le apparecchiature di sicurezza e le pompe di circolazione dell’acqua di raffreddamento del nocciolo fino all’attivazione dell’alimentazione diesel di emergenza.
Si era cercato di eseguire il test già in due occasioni in precedenza, ma senza mai portarlo a termine.
Per condurre l’esperimento, gli addetti dovevano disattivare gran parte dei sistemi di sicurezza del reattore.
Per diminuire il fabbisogno di raffreddamento, il reattore doveva essere fatto funzionare a bassa potenza, nonostante fosse noto che i reattori RBMK fossero instabili se impostati a una potenza bassa.
La potenza del reattore fu inizialmente ridotta alla metà e uno dei due turbogeneratori alimentati dal reattore fu scollegato. Il sistema di raffreddamento di emergenza del reattore fu deliberatamente disattivato, poiché gli operatori non volevano che intervenisse nel momento in cui le pompe principali avrebbero rallentato.
A questo punto, gli addetti al controllo della rete elettrica chiesero di posticipare il test a causa dell’elevata domanda di energia. Il reattore fu lasciato per più di nove ore in queste condizioni fin quando non si ricevette il permesso di continuare a ridurre la potenza per procedere con i passi successivi. La potenza termica avrebbe dovuto essere mantenuta tra 700 MW e 1000 MW, ma il controllo automatico era impostato in modo errato e la potenza scese a 39 MW: ciò comportò la formazione di alte concentrazioni di un prodotto di fissione che assorbe i neutroni, lo xeno. In conseguenza di questo “avvelenamento” del nocciolo da xeno, gli operatori non riuscirono a stabilizzare la potenza tra 700 MW e 1000 MW, come prescritto dalla procedura, ma a soli 200 MW: benché questo livello di potenza fosse ben al di sotto del livello necessario, si decise di proseguire ugualmente il test.
Per farlo gli addetti dovettero estrarre la maggior parte delle barre di controllo (che assorbono  neutroni e arginano la reazione): solo sei-otto barre di controllo erano utilizzate mentre in base alla procedura, ne servivano almeno 30 delle 205 presenti nel reattore. Nel corso dell’esperimento, nel reattore entrò meno acqua di raffreddamento del necessario e quella che era presente cominciò a trasformarsi in vapore. In un simile tipo di reattore, la formazione di vapore  aumenta la potenza e  rende intrinsecamente “nervosa” la reazione, che diventa così impossibile da controllare manualmente. La reazione raggiunse livelli pericolosi. Per controbilanciarla, gli operatori cercarono di inserire le rimanenti barre di controllo.
Purtroppo, le barre di controllo avevano anch’esse un difetto di fabbricazione: anziché essere costituite integralmente da “veleno neutronico” (materiale che cattura i neutroni termici e rallenta la reazione fino a interromperla), avevano estremità in grafite; in condizioni ottimali tale scelta riusciva a migliorare il bilancio neutronico, ma in condizioni di emergenza come questa causava un aumento di potenza indesiderato.
Mentre queste estremità entravano nel reattore, in pochi secondi la reazione aumentò drasticamente, creando ancor più vapore.
Questo non sarebbe stato così grave se fosse stato possibile inserire completamente le barre di controllo per realizzare la loro funzione di assorbire i neutroni e rallentare la reazione; però il calore divenne così intenso che l’inserimento completo delle barre in grafite non fu possibile. Paradossalmente il loro parziale inserimento contribuì ad un aumento di potenza.
Alle 1:23, ora locale, del 26 aprile, la potenza del reattore aumentò in modo esponenziale, fino a 100 volte quella nominale.
Il combustibile si surriscaldò e alcuni dei canali del combustibile si ruppero. L’esplosione che ne conseguì, che si pensa sia stata causata principalmente dalla pressione del vapore e dalla reazione chimica con il combustibile esposto, scaraventò in aria il coperchio da 1.000 tonnellate che sigillava il nocciolo all’interno del reattore.
Una seconda esplosione riversò in aria combustibile in fiamme e grafite del nocciolo e permise l’ingresso dell’aria facendo prendere fuoco al moderatore in grafite. La causa esatta della seconda esplosione rimane sconosciuta, ma si suppone che l’idrogeno possa esserne in parte responsabile.
Determinare le cause dell’incidente non fu semplice, poiché non si erano mai verificati eventi di questo genere e non si disponevano di termini di paragone. Testimoni oculari fornirono informazioni, furono effettuate rilevazioni dopo l’incidente e furono necessarie ricostruzioni sperimentali. Le cause dell’incidente sono ancora descritte come una tragica combinazione di errori umani e lacune tecnologiche. Un errore simile, ma con conseguenze molto meno gravi, si era verificato in un reattore in Lituania nel 1983. Queste informazioni però non erano state trasmesse al personale di servizio di Chernobyl. Si stima che da sette a dieci tonnellate di combustibile nucleare siano state rilasciate.
Dati precisi sul numero di persone morte a causa della radioattività sono difficili da trovare. Si sa che delle 100 persone esposte agli elevatissimi livelli di radioattività immediatamente dopo l’incidente, 47 sono attualmente decedute. Trentuno persone persero la vita come immediata conseguenza dell’incidente, una nell’esplosione, una per trombosi coronarica, una per ustioni da calore e 28 per la sindrome acuta da radiazioni. Le 1.000 persone in servizio nel reattore e gli addetti ai servizi di emergenza sono le persone che hanno assorbito le dosi più elevate di radiazioni. Tra i più di 200.000 addetti ai servizi di emergenza e recupero esposti nel periodo tra il 1986 e il 1987, si stimano 2.200 decessi prematuri legati all’esposizione alle radiazioni.
Le informazioni sulle dosi ricevute singolarmente sono lacunose, ma si stima che fossero comprese tra i 170 millisievert (mSv) del 1986 e i 15mSv del 1989. Il limite generalmente utilizzato per l’esposizione massima consentita è 1 mSv a persona all’anno di dose aggiuntiva rispetto ai livelli di fondo naturali. Per permettere un paragone si pensi che i livelli di radiazione di fondo naturali nel Regno Unito sono pari a 2,2mSv per persona all’anno. Nessuno fuori dal sito ha manifestato sintomi della sindrome acuta da radiazioni. In più, è stato rilevato un aumento delle malattie tiroidee nei paesi vicini a Chernobyl; nel 2005, 7000 casi di tumore alla tiroide sono stati registrati in Ucraina, Bielorussia e Russia. Si pensa inoltre che più di 90.000 chilometri quadrati di terreno siano stati pesantemente contaminati, con gli effetti peggiori avvertiti in Ucraina, Bielorussia e Russia. Comunque, la radioattività si sparse nel vento e colpì ampie regioni dell’emisfero settentrionale e dell’Europa, tra cui Inghilterra, Scozia e Galles.
Contaminazione da radiazioni
La maggioranza degli esperti concorda che l’area di esclusione entro i 30 chilometri da Chernobyl sia stata terribilmente contaminata con isotopi radioattivi come il Cesio-137, lo Stronzio-90 e lo Iodio-131, e che sia quindi inadatta per le attività umane. Invece, nè Hiroshima nè Nagasaki soffrono questa situazione. La differenza è da attribuire a tre fattori:
1) Il reattore di Chernobyl aveva molto più combustibile nucleare;
2) Sfruttava più efficientemente le reazioni nucleari;
3) A Chernobyl la dispersione dei prodotti di fissione fu sostenuta per alcuni giorni da un incendio che era originato dalla grafite presente nel reattore stesso (solo il 6 maggio si riuscì a riportare sotto controllo l’incendio e l’emissione di sostanze radioattive.)
Vanno considerate inoltre:
1) Quantità. Little Boy aveva circa 64 kg di uranio, Fat Man conteneva circa 6 kg di plutonio, mentre il reattore numero quattro disponeva di circa 160 tonnellate di combustibile nucleare.
2) Efficienza della reazione. Solo un chilo dell’uranio di Little Boy reagì effettivamente. Allo stesso modo, solo un chilo del plutonio di Fat Man andò incontro a fissione nucleare. Viceversa, a Chernobyl, almeno sette tonnellate di materiale radioattivo furono rilasciate nell’atmosfera; in più, a causa della fusione del nocciolo, furono rilasciati radioisotopi volatili, tra cui il 100% dello xeno e kripton contenuto, il 50% dello iodio, e tra il 20 e il 40% del cesio.
Futuro incerto
Nel corso del tempo, alcuni strani resoconti hanno cominciato ad arrivare dalla zona di esclusione di Chernobyl: gli animali selvatici sono tornati e, per lo più, sembrano star bene. Alci, caprioli, castori, cinghiali, lontre, tassi, cavalli, cervi, anatre, cigni, cicogne ed altri vengono attualmente cacciati da orsi, linci e branchi di lupi, e tutti sembrano fisicamente normali (ma denotano alti livelli di contaminazione radioattiva). Anche gli effetti iniziali di mutazioni delle piante, tra cui malformazioni e persino fosforescenze, oggi sono per lo più limitate ai cinque luoghi più contaminati.


Sebbene non tutti siano pronti a concordare che Chernobyl è la prova che la natura è capace di risanarsi, gli scienziati concordano sul fatto che studiare quell’ecosistema unico, e vedere come alcune specie prosperino, ha prodotto dati che in ultima analisi possono aiutare la nostra comprensione degli effetti delle radiazioni a lungo termine. Ad esempio, i semi di grano prelevati dal sito subito dopo l’incidente hanno prodotto mutazioni che si conservano ancora adesso, eppure la soia coltivata nel 2009 nei pressi del reattore sembra essersi adattata agli alti livelli di radioattività. Allo stesso modo, gli uccelli migratori, come le rondini, sembrano maggiormente influenzati dalle radiazioni della zona rispetto alle specie locali. Come un esperto ha spiegato, si sta studiando la flora e la fauna del luogo per rispondere a una semplice domanda: “Siamo più simili alle rondini o alla soia?”

martedì 18 marzo 2014

Fukushima - 3° anniversario



Fukushima's 3rd Anniversary
By Patrick Chappatte, Le Temps, Switzerland - 3/10/2014



FUKUSHIMA
By Pavel Constantin, Romania - 3/14/2014

Nel terzo anniversario di quello che il Giappone ha definito «3/11», richiamando il «9/11»  degli Stati Uniti, la verità è più semplice. Non c’è stata alcuna trasformazione, nessun nuovo inizio. Il Paese è rimasto com’era. Si è ripreso, ha rapidamente ripulito le zone devastate ed è stato piuttosto lento nella ricostruzione. L’economia sta ancora lottando contro la deflazione, la demografia e la forte concorrenza cinese e coreana. I gruppi economici - agricoltori, aziende farmaceutiche, medici, sindacati e altri - stanno ostacolando l’«Abenomics» dell’attuale primo ministro, Shinzo Abe, così come hanno fatto con i precedenti tentativi di riforma dei predecessori negli ultimi due decenni. Nei prossimi mesi, l’unico esempio del drastico cambiamento causato dall’«11/3» inizierà a svanire. Si parla addirittura di riaprire le centrali nucleari per fare fronte alle difficoltà economiche del paese. E il grande problema dell'acqua contaminata perchè non buttarla nell'oceano?


Silent Danger
By Petar Pismestrovic, Kleine Zeitung, Austria - 9/28/2013


La desgracia de Fukushima
By Arcadio Esquivel, La Prensa, Panama,



10/mar/2014
I DRAGONI ATOMICI DI FUKUSHIMA.
Storie di bombe e di energia nucleare.
Per ricordare il terzo anniversario del disastro di Fukushima, partecipa anche tu alla traduzione italiana del manga di Yuka Nishioka "I Dragoni atomici di Fukushima", promossa dalle associazioni "Altrinformazione" e "Semi sotto la neve" come iniziativa di sensibilizzazione sui temi del rischio nucleare.
Il volume a fumetti sarà prodotto come iniziativa no-profit in una edizione di qualita' a tiratura limitata attraverso la piattaforma di "crowd-funding" Produzioni dal Basso.
Le prenotazioni del libro saranno raccolte a partire dall'11 marzo (anniversario del disastro nucleare di Fukushima) fino al lancio ufficiale della pubblicazione che avverrà il 26 aprile (anniversario del disastro nucleare di Chernobyl).
Per contatti e informazioni sul libro:
Link ufficiale del libro "I Dragoni Atomici di Fukushima":
http://www.mamma.am/dragoni
Centro di documentazione "Semi sotto la neve"
http://www.semisottolaneve.org
http://semisottolaneve.blogspot.it/
info@semisottolaneve.org
Associazione Culturale "Altrinformazione"
http://www.altrinformazione.net
info@altrinformazione.net
MAMMA! LA RIVISTA DI GIORNALISMO A FUMETTI
http://www.mamma.am/libri
info@mamma.am

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11/03/2014 - VIDEO
L’inchino dell’imperatore per Fukushima
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Disastro nucleare in Giappone

sabato 4 giugno 2011

Vota 4 Si ai Referendum popolari del 12 - 13 giugno 2011!!

post modificato 12-06-11 ore 10.45
GRIECO http://www.coriandoli.it/


Giulio Laurenzi




Gianfalco

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Uber





Pietro Vanessi - Una Vignetta di PV



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Roberta Piredda - INSERTO SATIRICO

GRIECO http://www.coriandoli.it/

Roberto Mangosi www.enteroclisma.com


Scajola: Resto nuclearista, non andrò a votare





ma attenzione al QUORUM!!!



Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/




"Del Bel Paese dove il dolce Sì suona"( Dante, anche quello dell'olio) )
Portos
Fermiamo il nucleare!
Portos


Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgF5Y39ti-tGJ1RzJiGRXET1WHmfrSmy39RZPwgAxiyOtsq3PIXX3W5VJspg-foO2Xp_TcEDtZZ1on79n_oK5Ajr5XEDXwX9zi98l3Vcs-dHM5geT9seSEYXCtDi4Q10vingfhFT8Tfs6nu/s400/STRISCE+BAVOSE+685.jpg
giors e gugu STRISCE BAVOSE

http://www.lindro.it/local/cache-vignettes/L563xH420/STRISCE_BAVOSE_688-a7839.jpg
giors e gugu per http://www.lindro.it/-Vignetta-



 Elchicotriste (Miguel Villalba Sánchez Elchicotriste)


https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdF2ea6rwWNswcxTRxjMM0sG9e_4_UdkdVAqcGunGeaRHpzZHBVH65WGGgnyYHnGWSAgO2hwQah5QVRpi_C8ux9QD93gZRkYCOCBxdQPYo4qOj97Xz5K_T1VMhKI9f7ijJUjgiAS9kMejQ/s640/16153+Referendum+B+W+KS.jpg 
Roberto Mangosi www.enteroclisma.com

Astenuti biforcuti
L’altra sera, guardando Ballarò, mi sono stropicciato gli occhi. L’ecologista Bonelli e il liberista Giannino discutevano di referendum. Ma non come accade di solito in tv. Quei due sapevano di cosa stavano parlando. Tanto da sollevarsi dal tema specifico, l’acqua, alle grandi questioni ideali: quando il Pubblico non funziona, è meglio cambiare il Pubblico o cedere il passo al Privato? Questa è la politica che mi piace. E perciò ho la massima stima di chi domenica e lunedì voterà Sì come Bonelli o No come Giannino. Merita rispetto anche chi si asterrà per disinteresse, sebbene il nucleare, la gestione di un bene primario come l’acqua e l’uguaglianza davanti alla legge siano questioni su cui ogni cittadino dovrebbe cercare di formarsi un’opinione.

Chi invece non sopporto sono gli astenuti biforcuti. Quelli interessati ai referendum. Interessatissimi. Ma che proprio per questo, dopo aver cercato di vanificarli spingendoli alla soglia dell’estate, si asterranno al puro scopo di farli fallire. Per giustificarsi, costoro tirano in ballo la volontà dei Padri Costituenti. Ma chiunque vada a rileggersi i lavori preparatori della Costituzione scoprirà che il quorum del 50% degli aventi diritto al voto fu inserito come clausola di autodifesa contro i referendum di scarsa presa popolare, non come trappola per consentire ai contrari di truccarsi da disinteressati. Questa gherminella viene usata solo in Italia. Ed è anche per infliggere una lezione a certi azzeccagarbugli da strapazzo che domenica e lunedì non andrò al mare.
 Massimo Gramellini (La Stampa)


http://2.bp.blogspot.com/-REgzQy9FJZw/TfPmQx5sw-I/AAAAAAAACGI/ynT4RIMnjMw/s1600/ansia.jpg
Marco Careddu

Io vado a votare  e tu?
Altan per la Repubblica


PS:  scippo sventato!
http://img190.imageshack.us/img190/5452/vauro020611.gif
VAURO Le vignette di Vauro

martedì 19 aprile 2011

Cartooning for Japan



 Mi scrive Marilena Nardi di far passare una mail
Donare  un cartoon per il Giappone
1 - le opere sono a tema libero. Sono richiesti degli originali e nel caso si tratti di stampe digitali, la firma va apposta "in umido" (lascio a voi ogni possibile battuta...)
2 - sul retro dell'opera vanno indicati nome, indirizzo postale, recapito email dell'autore
3 - Vanno inviate a Zoran Petrovic (più sotto trovate l'indirizzo), ideatore dell'iniziativa, entro il 20 maggio.
Le opere verranno esposte a
Komische Pinakothek a Monaco  www.komische-pinakothek.de


Cartooning for Japan - a new date




 Dear colleagues and friends,

on attachment you will find the new date and place for the exhibition for Japan, and the new deadline, too.
There is also the list from colleagues we have received works until this moment. Thanks a lot!
And last but not least, a kind letter from FECO JAPAN´s president Yoshiaki Yokota. Please remind to send some works directly by e-mail to Mr Yokota, too. His e-mail-address is:  yoshiakiyokota@yahoo.co.jp  

Thanks again and have a good week,

Marlene Pohle 




Marlene Pohle
FECO Vice-president general

         www.marlene-pohle.de

             www.fecocartoon.com




http://www.fecocartoon.com/images/stories/News/no_rio_lecri3.jpg


Cartooning for Japan


FECO wants to get involved in a new -and urgent- solidarity action. The
action is about Japan, and anyway everyone knows the question.

We want to organize an exhibition including artworks by FECO members or not
FECO members. The works will be offered for purchase and the total income
will be given to an institution responsible to help victims of the japanese
disaster even if it is in a modest fashion.

Zoran Petrovic, in charge of the layout of the FECO Bulletin, suggested this
idea, then you can send your works at his post address :

Zoran Petrovic
Karlstrasse 65
76137 Karlsruhe
Germany

We ask everyone who wants to help us for one or several cartoons,
preferently originals ; you can send also digital cartoons, but the print
out must be signed by the artist. The theme is free, but please, write your
name and your address , and your e-mail address on the back of the cartoon.









“FEderation of Cartoonists Organizations” organized an exhibition of cartoons of the FECO members and a sale of the exhibited works. The benefits will be fully handed over to a responsible institution for help in Japan.
The exhibition will take place mid-April at the gallery EigenArt in Karlsruhe.
Click here to browse the FECO website
Consultez ici le site web de la FECO





RISING SUN OVER JAPAN
By Patrick Chappatte
The International Herald Tribune

67  autori hanno risposto all'appello

Cartooning for Japan
(67 Pictures)

lunedì 11 aprile 2011

I 4 DELL'APOCALISSE, caricature di Portos - 10 aprile 2011

 ******
I 4 DELL'APOCALISSE, caricature di Portos -10 aprile 2011
appendice alla settimana in vignette: 4 - 11 aprile 2011


 CESARE GERONZI
 
E’ l’unico grande manager italiano il cui nome, dopo averlo pronunciato, fa venire voglia di esclamare “paraponziponzipò”. Provateci e ve ne accorgerete. In settimana, Geronzi  ha dato le dimissioni dalla Presidenza delle Generali e, appena l’ha fatto, il titolo in Borsa ha cominciato a volare. 
Una commovente manifestazione di stima da parte degli ambienti dell’alta finanza. 
Democristiano, amico di Giulio Andreotti, ha finanziato D’Alema e Berlusconi, il Psi e il Manifesto. Insomma, escluse le Br e i Cugini di Campagna, s’è occupato di tutti i grandi gruppi italiani, 
dagli anni settanta ad oggi. 
I giornali hanno riportato, nei giorni scorsi, una sua frase che,
a detta degli osservatori più attenti, gli é stata fatale.
Parlando delle Generali, infatti, avrebbe detto: “La Compagnia è eterodiretta”.
Diego della Valle, potente consigliere d’amministrazione, non l’avrebbe mandata giù: 
“Alle Generali abbiamo tanti difetti – questo il suo commento – ma ci piacciono le donne…”
Così, Geronzi è stato costretto a dimettersi, incassando una buonuscita senza precedenti.
Come ha detto un grande economista americano, commentando l’uscita di scena del canuto Cesare: 
“Purtroppo… sono sempre i milioni che se ne vanno…”


DIEGO DELLA VALLE
In Italia siamo abbastanza bravi a fare le cose con i piedi, è quindi normale che sia un produttore di calzature a occuparsi del restauro del più importante monumento italiano: il Colosseo. 
La Tod’s di Della Valle ha colto al volo la ghiotta occasione di legare il suo nome al simbolo per eccellenza del nostro Paese: Scarpe diem, è veramente il caso di dirlo. 
Lo sponsor pagherà tutti i lavori, ottenendo in cambio lo sfruttamento commerciale per 15 anni dell’immagine del Colosseo: per fortuna è tramontata l’ipotesi iniziale, cioè di restaurarlo ritoccandolo leggermente, per farlo somigliare a un mocassino.
Già si parla comunque di un sequel de Il Gladiatore, in cui Massimo Decio Meridio affronta nel duello finale un gigantesco guerriero teutone, brandendo un calzante. 
Alla luce del prestigioso precedente in questione, la Pfizer, azienda farmaceutica svizzera che produce il Viagra, ha chiesto di sponsorizzare eventuali lavori alla torre di Pisa. Diego Della Valle ha senza dubbio messo a segno un bel colpo, non c’è che dire, il rischio adesso è che, galvanizzato dal successo, inizi una campagna ancora più sfrenatamente ambiziosa. Se si accorge che l’Italia è a forma di stivale, è finita.

MAURIZIO BIANCONI


   Quali formichine operose, tutti i parlamentari della maggioranza, seduti ai loro banchi, 
stanno scrivendo con zelo e impegno il tema “Come salvare le chiappe a colui il quale, se i magistrati lo condannassero, poi a voi toccherebbe andare a lavorare. 
Proponete una legge, anche comica. Svolgimento”.
Il deputato Maurizio Bianconi, che in effetti possiede un nome da capoclasse, ha già consegnato il suo lavoro: le intercettazioni si potranno fare, ma non serviranno alla ricerca di prove, 
né saranno allegate alle carte processuali.
In sostanza, si tratterà di semplice gossip, di un simpatico pettegolezzo: le intercettazioni saranno stampate su carta patinata e distribuite tra parrucchieri e sale d’aspetto dei dentisti.
L’On. Rossetti, invece, sta lavorando al cosiddetto “Dogma dell’infallibilità del papi”, che dovrebbe porre al riparo il Premier da brutte sorprese, a differenza del sottosegretario Nerelli, che avrebbe elaborato “la non perseguibilità di chiunque stipendi una persona di nome Gattuso”, mentre il sen. Giallini starebbe per consegnare il suo componimento, una trattazione 
di grande sottigliezza giuridica dal titolo “A Berlusconi nun je dovete da rompe li cojoni”. 
Speriamo si sbrighino, la fine del quadrimestre si avvicina.


 BENITO MUSSOLINI

 Alcuni parlamentari del Pdl hanno presentato lo scorso 29 marzo un disegno di legge per abolire l’apologia del fascismo. Si tratta di un primo, importante passo avanti, che necessita però di altre coraggiose iniziative quali il rilancio del Ku Klux Klan (si era parlato in passato di incentivi e della possibilità di rottamare negri e cinesi, ma poi non se n’è fatto nulla), la detrazione fiscale delle spese sostenute per manifestazioni e sagre liberamente ispirate alla Gestapo, la rivalutazione del cannibalismo come dieta bi-lanciata e l’inserimento nel nostro campionato di calcio di serie A di una squadra che rappresenti il Cartello di Medellin. Per quanto riguarda invece l’entrata in Confindustria da parte della Mafia, una delle poche aziende italiane con il fatturato in attivo, bisognerà probabilmente attendere ancora qualche mese. Addirittura il Presidente del Senato Schifani, uno abituato a vedersi girare intorno La Russa e Gasparri, s’è detto “esterrefatto”. Ci sembra giusto riconoscere i meriti a chi li ha, ecco quindi i nomi dei valenti parlamentari:
Cristiano De Eccher, Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bornacin, Achille Totano (Pdl) e Egidio Digilio (Fli). Evviva.




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de Il Fatto Quotidiano  http://www.ilmisfatto.it/

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               Testi satirici di Marco Presta.

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venerdì 25 marzo 2011

I 4 DELL'APOCALISSE, caricature di Portos - 20 marzo 2011 - Speciale W L'ITALIA!!

centocinquantenario

W l'Italia


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I 4 DELL'APOCALISSE, caricature di Portos - 20 marzo
appendice alla settimana in vignette: 14 - 21 marzo 2011



 

MARISTELLA GELMINI

Lo ha detto il Ministro parlando su Raitre: ci sono troppi insegnanti, ecco il motivo per il quale sono pagati così poco. Si chiarisce finalmente il concetto di maestro unico introdotto dalla Gemini: se rimane un maestro solo, infatti, gli si potranno dare gli stipendi di tutti gli altri e avremo creato un miliardario.
E poi ci sono troppe materie, troppi banchi, troppe lavagne, troppi libri, troppi quaderni, insomma,
un grande spreco, considerando che, con un po’ di sobrietà, si poteva risolvere la situazione con una bella cena fredda in piedi. Anche i custodi sono troppi, ha aggiunto Maristella, che si è scagliata con coraggio contro il vero, grande problema della scuola italiana: l’adorazione del bidello d’oro. 
“Abbiamo più bidelli che carabinieri” ha fatto notare il Ministro “per cui a partire dal mese di Aprile i bidelli pattuglieranno le strade, garantendo l’ordine pubblico, 
pronti a lanciare il cancellino contro eventuali malviventi”.
Insomma, il Governo segue con cura e interesse la scuola pubblica, Berlusconi ha dimostrato abbondantemente con il suo comportamento e la sua politica di volerla ampliare e potenziare, se non tutta, vista la crisi, almeno quella parte che reputa particolarmente importante: 
la ricreazione.




 AIAZZONE

Dopo i mobili componibili svedesi, è il momento dei mobili invisibili biellesi: 
13.000 nostri connazionali, tra cui molte giovani coppie, hanno versato un congruo anticipo e rischiano di pagare per anni le rate di mobili che non riceveranno mai, a causa del fallimento Aiazzone.
Due cuori e una caparra è, ahinoi il caso di dirlo. 
Insomma, gli antichi castelli inglesi sono tradizionalmente abitati dagli spettri di dame 
e cavalieri,mentre alcune migliaia di case italiane saranno infestate dai fantasmi di comò, librerie e camere da letto. Orrore. Dopo la famosa cucina della casa di Montecarlo, è la seconda volta in pochi mesi che l’arredamento diventa protagonista della cronaca: speriamo di non leggere in futuro che un comodino ha svaligiato una banca o che un trumeau è entrato nel gruppo misto. 
Attualmente, tutti e duecento i punti vendita del noto mobilificio sono chiusi per inventario: 
speriamo non significhi che i responsabili stanno cercando d’inventarsi qualcosa per sfuggire 
alla giustizia, pratica che in Italia riscuote sempre un certo  successo.
PanMedia, la società che ha rilevato il brand Aiazzone (c’è del marchio in Danimarca…), garantisce di non avere alcun intento truffaldino e dinon nascondere scheletri nell’armadio. 
Ne siamo assolutamente convinti. Soprattutto perché l’armadio non c’è.

 PRESTIGIACOMO E ROMANI

Mentre tutta Europa si pone interrogativi inquietanti sul nucleare, dopo la spaventosa catastrofe giapponese, i nostri Ministri competenti ci chiedono di avere fiducia nei nuovi impianti, definiti di quarta generazione: in caso d’esplosione, infatti, le prime tre generazioni avranno le branchie, ma la quarta sembrerà quasi composta da esseri umani.
Il responsabile dello Sviluppo Economico Romani, commentando le perplessità dell’opinione pubblica, ha detto: “Inimmaginabile tornare indietro” una frase accettabile solo da parte di Sigourney Weaver mentre fugge inseguita da Alien.
Come dire: ormai abbiamo preso degli impegni precisi, ci sono dei trattati internazionali, abbiamo acceso un mutuo, beccatevi un po’ di pioggia radioattiva e non rompete i coglioni.
Del resto, dopo Scajola, questo passava il convento e questo ci siamo presi .
Il Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, invece, ha dichiarato: “Abbiamo scelto il nucleare ma faremo attenzione, non siamo degli incoscienti. 
Gli impianti sono nuovi nuovi, entreremo con le pattine”. 
Insomma, siamo in una botte di ferro. La stessa cosa, in fin dei conti, che dissero ad Attilio Regolo pochi istanti prima di farlo ruzzolare giù per la discesa.


LEGA NORD

 La Lega non ha partecipato ai festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità Nazionale. 
Questo per un motivo molto semplice: Bossi, Borghezio, Maroni e Calderoli non sono Italiani. 
Ogni tanto, una buona notizia. 
Il 17 marzo nell’aula di Montecitorio, infatti, erano soltanto in cinque, non hanno cantato l’inno di Mameli e non hanno salutato la bandiera: l’unico simbolo della Repubblica italiana che sembrano tollerare è lo stipendio da parlamentare.
Un sacrificio commovente, a pensarci bene, anche se un po’ diverso 
da quello dei martiri risorgimentali. 
C’è da dire che l’assenza di decine di rappresentanti del Carroccio durante le celebrazioni, ha sortito un effetto davvero sorprendente: sembravamo un Paese normale. 
Sarà bene non abituarci alla cosa, però. Del resto, questi signori bisogna capirli: si sentono profondamente Padani, la loro bandiera è verde con una specie di foglia di marijuana al centro e il loro inno è l’immortale coro del Nabucco Va, pensiero. 
A sentirli parlare e a guardare come si comportano, l’impressione è che, da quei cervelli, il pensiero se ne sia andato già da parecchio tempo. 

Tratti da Il Misfatto  Inserto di satira e maldicenze
de Il Fatto Quotidiano  http://www.ilmisfatto.it/


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